Agli occhi di chi non pratica yoga, Sirsasana è quella posizione nella quale il malcapitato, dopo aver appoggiato a terra i gomiti e gli avambracci, incrocia le dita delle mani, appoggia la testa a terra al centro del triangolo così creato che funge da base e si erge in verticale, rimanendo lì immobile per il tempo che sente giusto (non esistono regole nello yoga, solo la ricerca del proprio equilibrio).

Si tratta di una posizione molto importante, come si rivelano essere tutte le posizioni invertite: gli organi interni beneficiano di questa inversione di gravità venendo irrorati di sangue in modo opposto al solito, e lo stesso accade per il sistema linfatico.

Non è tuttavia questo il beneficio del quale voglio parlare, bensì dell’altro, importantissimo: quello che accade alla nostra mente.

Sirsasana NON è una posizione di forza: sebbene serva forza per farla, se la si riduce ad una prova di forza si resiste solo qualche decina di secondi, o qualche minuto al massimo. Ma in questo modo si rivela uno sforzo inutile, fine a se stesso e privo di reali benefici, perché ottenuto e mantenuto in condizioni di tensione estrema.

Non è nemmeno una posizione di equilibrio: avere equilibrio è ovviamente necessario, ma non sufficiente.

E sicuramente non è una posizione di rilassamento, ma senza un profondo rilassamento non si riesce a resistere.

Quando si assume la posizione le prime volte, le sensazioni dominanti sono di disagio, fatica, sofferenza e anche dolore.

Ed è proprio qui il grande insegnamento di questa posizione: solo attraversando queste spiacevoli componenti, facendosele amiche e imparando a gestirle, si arriva a trovare, nella posizione, agio fisico e serenità mentale, ovvero quella condizione psicofisica che ci permette di rimanere lì con facilità.

Per rimanere in centro alla sala, senza appoggi, ad occhi chiusi, magari per una decina di minuti o anche più (non si deve “resistere” a tutti i costi, non si vince nulla, non c’è un migliore e un peggiore, ci deve essere solo l’ascolto del proprio corpo e della propria armonia) è necessario imparare ad amministrare in modo armonico le proprie risorse per farle durare nel tempo, a superare il disagio, a gestire il dolore, fino a trovare la luce nella posizione… dalla quale, a quel punto, non si vorrebbe più scendere: perchè l’armonia che pervade a quel punto il corpo e la mente (uniti nello yoga, che significa proprio unione) diventa calda ed accogliente come l’idea di un buon riposo.


Superare il disagio, gestire il dolore, amministrare le proprie risorse, trovare l’armonia: forse non stiamo più parlando solo di yoga…
(queste riflessioni mi sono arrivate oggi, dopo che ho praticato la posizione per un periodo più lungo del solito, provando alla fine proprio la profonda sensazione di armonia che ho cercato di descrivere qui; l’immagine associata viene dal web, serve a ricordare quale sia la posizione a chi non la conosce)