Avevo cinque anni
E’ così che comincia: hai cinque anni e cominci a sentirti in colpa.
C’è qualcosa di strano in te, non sai cosa sia… però sai già di non essere un maschietto come tutti gli altri.
E’ così che comincia, e può finire in molti modi, alcuni molto tragici, altri per nulla… certo non è semplice, ma questo non fa di noi, persone dall’identità di genere in contrasto con il sesso anagrafico, delle persone speciali o particolari: noi siamo e amiamo essere considerate (potrà sembrare strano) delle persone assolutamente normali.
Io ho avuto fortuna: ho fatto i primi passi incuneandomi all’interno di quella linea immaginaria che solitamente divide il maschile e il femminile, e di vivere così, alla luce del sole. All’inizio mi collocavo con naturalezza in entrambe le dimensioni: ero una donna di nome Augusto, o un uomo di nome Mia… per un po’ era quasi lo stesso.
Alla fine, però, ho capito: sono una donna di sesso maschile, sono Mia per tutti (tranne quelli che non capiscono: problema loro) e, a breve (aggiornamento dell’aprile 2020) sistemerò anche i documenti. Sarò ufficialmente Augusta, nel ricordo di quel nonno che non ho mai potuto conoscere, e perchè questo è il nome che mi è stato dato.
Ma ora sono, e rimarrò, Mia: per me e per tutti.