Premessa

La questione della lingua
Un mio storico cruccio è sempre stato quello di parlare un inglese di livello troppo modesto. Amando viaggiare, padroneggiare a sufficienza una lingua parlata in tutto il mondo è un presupposto imprescindibile, soprattutto se si ambisce ad entrare in contatto, anche se minimamente, con le realtà locali.

Per questo motivo ho iniziato a guardare questi spettacoli in lingua originale, con sottotitoli nella lingua stessa. All’inizio era molto difficile, ma ho fatto un atto di fede e ora ne sto raccogliendo i frutti: a distanza di quattro anni, non solo è migliorata la mia capacità di comprensione, ma anche la capacità di esprimermi: perché il nostro cervello è magico, e quando serve mette in campo tutto quello che ha a disposizione: e così mi sento, a volte, produrre forme ed espressioni che non avevo mai usato, ma solamente ascoltato.

Questa scelta ha inoltre comportato una piacevolissima e inattesa conseguenza: la caratterizzazione verbale di alcuni personaggi è fortissima, e la lingua che usano per esprimersi è parte integrante del personaggio. A volte provo a confrontare lo stesso prezzo originale e doppiato, e ho capito che, anche se magari perdo a volte qualche passaggio, la lingua originale eleva moltissimo la qualità dello spettacolo, dando il giusto e reale merito ad attori spesso insospettabilmente bravissimi.

Non ho alcun titolo per scrivere questo articolo; ho solo una forte e antica passione per il cinema (anche se la mia cultura cinematografica è, onestamente, piuttosto lacunosa). Queste sono quindi valutazioni e riflessioni che vi invito a considerare, al massimo, semiSerie.

Il fatto è che, avendo scelto di vivere senza TV (provateci: non si torna indietro!) abbiamo delegato il nostro intrattenimento serale alle ferie TV visibili su Netflix e Amazon prime video.

Ero piuttosto scettica, inizialmente, in merito alla qualità della proposta: nella mia testa “serie TV” si accompagnava a memorie del passato, da Happy Days (sigh!!!) a Dr. House, passando ovviamente per Dallas e Dinasty (che vedevo scorrere su schermi altrui, tenendomi sempre ad adeguata e doverosa distanza). Sono bastate però poche settimane per capire che la mia idea era totalmente errata.

I presupposti che, dal mio personale punto di vista, sono imprescindibili per uno spettacolo cinematografico degno di nota sono:

  • una recitazione di qualità;
  • buone colonne sonore;
  • trame convincenti e intelligenti;
  • immagini fotograficamente curate e affascinanti (ultimo, ma forse più importante).

Sono quindi questi parametri che guidano le mie scelte: le serie tipo Friends, girate interamente all’interno della stessa stanza e con schemi narrativi assolutamente ripetitivi, non attirano la mia attenzione nemmeno quando sono interpretate da attori di spessore (mi è capitato però di fare qualche eccezione).

Un appunto sulla componente della violenza: non amo la violenza e, se posso, preferisco scegliere spettacoli che ne mostrino il minimo indispensabile. Purtroppo alcune serie meritano di essere viste nonostante la violenza sia presente in modo importante. Nelle serie alle prime due posizioni della mia personale classifica la violenza è imprescindibile, e mi rendo conto che, senza di essa, non sarebbero la stessa cosa.

Un’altra componente che voglio sottolineare è la coerenza narrativa: alcune serie anche molto famose, come Sens8 o American Gods, sacrificano la coerenza narrativa in nome del puro spettacolo. Non troverete queste serie nella mia selezione.

Vi porto quindi, di seguito, a scorrere la raccolta dei “preferiti” dei nostri primi quattro anni di frequentazioni delle suddette piattaforme; per ognuna di queste, aggiungo un breve commento e un link alle schede trovate online.

1 - Peaky Blinders

Questa serie è diventata così famosa che dire qualcosa mi pare presuntuoso; tutto qui è alla sua massima espressione.
L’immagine di Tommy che avanza la mattina, lentamente, a cavallo, con l’immancabile sigaretta in bocca, tra le strade di una Birmingham fumosa e impolverata, accompagnato dalle note di Nick Cave mi fa venire i brividi tutte le volte che ci penso…

Una menzione particolare secondo me qui va ai dialoghi: anche se si rischia di non capire una parola, l’ascolto delle voci originali, degli accenti e delle loro espressioni più strette e dialettali aggiunge una componente irrinunciabile. Ma confesso, senza sottotitoli rischiavo di non capire quasi che parlassero inglese…

Da vedere perchè: pietra miliare; coinvolgente e affascinante

La recensione di ComingSoon

2 - Breaking Bad

Anche in questo caso si tratta di una serie che ha fatto epoca, e anche in questo caso ogni elemento dello spettacolo è curato in modo maniacale. Viene davvero da domandarsi come sia possibile mantenere un tale livello per l’intera durata della serie, che è notevole.

Walter White non è certo un personaggio simpatico, e forse gli episodi iniziali potrebbero indurvi a lasciar perdere, ma vi raccomando di aspettare un attimo: appena la forza narrativa inizierà a esprimersi al suo meglio (e qui credo che il grande merito sia proprio del suo ideatore, Vince Gilligan) non riuscirete più a staccarvene.

Da vedere perchè: ha fatto la storia delle serie TV; geniale

La recensione su Comingsoon

3 - Better Call Saul

L’ideatore di Breaking Bad non si lascia scappare l’occasione, e sul personaggio dell’avvocato squattrinato Saul Goodman costruisce una serie (tecnicamente è uno “spin-off” di Breaking Bad) dove, ancora una volta, tutto è espresso in modo magistrale. C’è meno violenza rispetto a Breaking Bad, ma il racconto è profondo e intenso, e il “tocco” del maestro trapela subito. C’è poco da fare, se la storia conta molto, è sempre e comunque il modo in cui la si racconta a fare la differenza.

Da vedere perchè: intelligente e acuto alla pari del suo cugino più famoso; sempre molto spettacolare

La recensione su ComingSoon

4 - Broadchurch

Qui si cambia completamente registro: non c’è molto di propriamente “divertente” in questa produzione inglese girata a Broadchurch, un paesino immaginario sulla costa del Dorset. Anche qui l’abilità narrativa è lo strumento per scavare nell’animo dei personaggi in modo spettacolare, e alla fine ne esce un prodotto di incredibile spessore e consistenza. Nella terza stagione la serie affronta un tema delicatissimo come quello dello stupro, e lo fa in un modo particolarmente attento e profondo, costringendo lo spettatore a porsi domande complicate e, per certi versi, preziose. Non si resta gli stessi, dopo aver visto questa serie.

Anche qui ascoltare l’audio originale completa lo spettacolo in modo significativo.

Da vedere perchè: inquietante ma al tempo stesso profondo e sensibile; fa riflettere 

La recensione su ComingSoon

5 - Goliath

Billy Bob Thorton è Billy McBride in questa produzione che definire legal thriller è un po’ sbrigativo. In realtà anche qui il palinsesto narrativo è estremamente coinvolgente e la bravura degli attori aggiunge grande forza. E la colonna sonora è una ciliegina: sospetto che Billy Bob Thorton, musicista appassionato oltre che ottimo attore, ne possa avere qualche merito.

Da vedere perchè: ritmo narrativo e storia intrigante; caratteri forti e molto divertenti

La recensione su Movieplayer

6 - After Life

Con After Life si cambia ancora genere e si passa alla commedia, ma ancora una volta le categorie sembrano mortificare il contenuto. In realtà si tratta di una piccola perla di sei episodi che scava nell’animo umano con delicatezza, ironia e grande spessore, e ai miei occhi questa è ben più di una commedia: è una piccola scuola di vita.

Da vedere perchè: profondità dei temi trattati ma al tempo stesso delicatezza del racconto

La recensione su Movieplayer

7 - Russian Doll

Anche in questo caso di tratta di una piccola serie di cui, ad ora, è disponibile solo la prima stagione di otto episodi. Il racconto si ispira al noto film “Ricomincio da Capo”, dove il protagonista Bill Murray continua a morire e tornare in vita in un momento precedente. L’improbabile trama viene messa in atto condita con le giuste dosi di umorismo e cinismo, e la grande abilità narrativa offre uno spettacolo coinvolgente e ricco di ritmo, e mai superficiale. Ad un certo punto ci si domanda come potranno mai uscirne in modo elegante e coerente (non sopporto quando i finali vengono trascurati perchè non si è in grado di trovare una via d’uscita all’altezza), ma gli autori, con un bel guizzo finale, ne escono benissimo. Ora, visto che ne sono usciti così bene, mi sto domandando come faranno a rientrarci: è stata annunciata una seconda stagione…

Da vedere perchè: irriverente ma anche intelligente; ritmo narrativo molto coinvolgente

La recensione di Comingsoon

8 - Homeland

Questa volta la classificazione di “Thriller Drammatico” centra in pieno il tema: la storia è quella di un agente della CIA alle prese con un complotto terroristico internazionale. Sia chiaro, messa così non mi sarebbe risultata molto attraente: non è proprio il genere di spettacolo che cerco. Ma, ancora una volta, la realizzazione è di altissimo livello e i tratti psicologici dei personaggi coinvolti sono incredibilmente coinvolgenti. Ma la vera forza di questa serie è la storia, consistente come poche altre e capace di offrire una trama fitta, ricca di situazioni imprevedibili ma sempre molto coerenti e convincenti. Le prime tre stagioni sono, dal mio punto di vista, un vero capolavoro. Poi, comprensibilmente, il livello cala: già tre stagioni a quel livello sono incredibili.

Da vedere perchè: storia intensa e ricca di colpi di scena; thrilling di alto livello, divertimento assicurato

La recensione di Movieplayer

9 - Queen of the South

Non si parla molto di questa serie, ma soddisfa i miei parametri di selezione: attori di ottimo livello, storia coinvolgente, buon ritmo narrativo e fotografia di qualità. Certo, non si eleva ai livelli delle produzioni destinate a entrare nella storia, ma la sua visione scorre vivace e senza difficoltà.

Da vedere perchè: livello generale ottimo; riesce a coinvolgere e divertire

La recensione di Movieplayer

10 - The Man in the High Castle

Ispirata all’omonimo romanzo del visionario Philip K.Dick (la mente che ha ispirato film famosissimi come Blade Runner e Minority Report) racconta le vicende di un gruppo di ribelli che si muovono nel mondo immaginato dalla fervida fantasia di Dick: i tedeschi e i giapponesi hanno vinto la seconda guerra mondiale, e controllano gli stati uniti imponendo le loro regole e le loro abitudini. La ricostruzione delle ambientazioni è spettacolare e curatissima.

Da vedere perchè: ricostruzione accurata di un mondo inesistente e sconvolgente… ma avrebbe davvero potuto andare così!

La recensione di Comingsoon

11 - Designated Survivor

Un bravissimo Kiefer Sutherland interpreta la parte del sopravvissuto predesignato: quello che non accompagna mai tutti gli altri esponenti del governo, e rimane al sicuro destinato a subentrare alle cariche più importanti nel caso di un evento straordinario, come un attacco terroristico.
In questo caso, essendo girato prevalentemente in interni, la componente cinematografica è abbastanza modesta; ho tuttavia apprezzato questa produzione per il livello degli attori e per i contenuti mai banali dei diversi episodi. Inoltre, offre un interessante “spaccato” dei meccanismi che girano “dietro le quinte”: c’è sicuramente molta finzione, ma presumo che diverse situazioni siano ispirate alla realtà.

Da vedere perchè: thriller di buon ritmo e ben recitato; lascia intravvedere sfaccettature di meccanismi politici a noi sconosciuti, e per nulla rassicuranti (non che i nostri lo siano, per carità)

La recensione di Comingsoon

12 - Mad Men

La serie è ambientata in una fumosa (di sigarette costantemente accese) New York negli anni 60. Si tratta di uno spaccato davvero ben realizzato, condotto con buon ritmo e, ancora una volta, recitazione di ottimo livello, non a caso la serie si è portata a casa diversi premi e riconoscimenti. Il personaggio principale è un pubblicitario di grande successo, ma quello che colpisce (preciso: che mi ha colpita) è la rappresentazione del ruolo delle donne in quella società. Cose da brividi!

Da vedere perchè: uno spaccato sociale estremamente ben realizzato e curato nei minimi particolari, interessante e inquietante; la fine forse un po’ delude, ma ce ne vuole per arrivarci…

La recensione di Comingsoon

13 - Suits

Non spenderò molte parole su questa serie di cui si è parlato moltissimo. L’idea di partenza è ottima, e i personaggi sono decisamente indovinati. Ai miei occhi è da guardare, o almeno è interessante iniziare a guardarla. Se sia il caso di arrivare fino alla fine delle 8 stagioni fin qui realizzate, beh, lo lascio a voi…

Da vedere perchè: personaggi molto indovinati, ideale se non si ha voglia di porsi troppi problemi; se anche si dorme ogni tanto non si fatica a riprendere il filo.

La recensione di Comingsoon

14 - The Crown

La serie narra la vita di Elisabetta II d’Inghilterra. La produzione è, ancora una volta, di altissimo livello, e curata in ogni piccolo dettaglio: ambientazioni, costumi, ricostruzioni storiche, tutto al meglio. Come in altri casi, ma qui forse più che in ogni altro, la colonna sonora originale, potendola capire, è assolutamente raccomandata: se esiste un legame tra il comportamento e il linguaggio, i personaggi e le vicende della famiglia reale lo mostrano con grande chiarezza. A ben guardare questa serie meriterebbe di essere un po’ più in alto nella mia personalissima classifica…

Da vedere perchè: ricostruzione storica accurata; recitazione di ottimo livello, trama narrativa avvincente

La recensione di Comingsoon

15 - The Good Wife

Altra serie che può tenere compagnia per parecchio tempo senza mai stancare: realizzazione di qualità, ottimi attori, trame coinvolgenti. Mette in ottima vista i retroscena e le connessioni tra la politica e la giustizia, e se è evidente che lo spettacolo vuole la sua parte, una domanda sorge spontanea: quanto può essere lontana, o vicina, la realtà? La domanda, specialmente dopo aver visto alcune puntate, può risultare assai inquietante…

Da vedere perchè: ottimo livello complessivo, e ottimo intrattenimento; le signore apprezzeranno moltissimo la presenza, nelle ultime due stagioni, di Jeffrey Dean Morgan nella parte dell’investigatore Jason Crouse

La recensione su Comingsoon

16 - Orange is the New Black

Inserisco questa serie nella mia classifica sebbene qui l’elemento fotografico sia praticamente assente: la maggior parte delle scene si svolge all’interno di un carcere femminile, quindi c’è ben poco spazio per lo spettacolo delle immagini. Ma è lo spettacolo dei personaggi, qui, a prendere il sopravvento. I tratti psicologici delle carcerate, insieme a quelli dei loro guardiani e dei dirigenti, offre ancora una volta uno spaccato dove la realtà, anche quella più cruda e triste, riesce a diventare coinvolgente e interessante. E una domanda sorge spontanea: è ammissibile privatizzare un servizio sociale così critico? A me pare folle…

Da vedere perchè: bravura degli interpreti, intreccio delle storie; un’immersione nei meandri più tortuosi dell’animo umano. E c’è anche tanto amore…

La recensione su Comingsoon

Riepilogo

Serie Piattaforma Voto Comicità Thrilling Violenza
1 – Peacky Blinders Netflix 5 2 5 4
2 – Breaking Bad Netflix 5 3 5 5
3 – Better call Saul Netflix 5 4 4 3
4 – Broadchurch Netflix 5 1 5 2
5 – Goliath Prime Video 5 3 3 4
6 – After life Netflix 5 2 1 0
7 – Russian doll Netflix 5 4 3 1
8 – Homeland Netflix 5 1 5 4
9 – The queen of the south Netflix 4 1 5 4
10 – The man of the high castle Prime Video 5 2 4 3
11 – Designated survivor Netflix 5 2 4 2
12 – Mad men Netflix 4 3 0 1
13 – Suits Netflix 5 3 2 0
14 – The crown Netflix 5 2 1 0
15 – The good wife Netflix 5 2 2 1
16 – Orange is the new black Netflix 4 2 3 3

(i pulsanti per andare avanti e indietro sono in alto sulla destra si vedono poco; su cellulari e schermi touch basta scorrere lateralmente)