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Una bellissima avventura di trail “motorizzata” Soul Running

(video in fondo all’articolo)

Correre la Puglia da nord a sud. Prima di partire mi aspettavo un’avventura principalmente di Running, e invece sono tornata a casa con una vagonata di Soul che ancora oggi, a distanza di giorni, risuona viva e vivida dentro di me.

Soul è stata la notte al gelo prima della partenza, nella stanza da letto di una Minervino diventata provincia siberiana per l’occasione. Soul è stato, il giorno dopo, attendere sera accompagnando e fotografando gli amici che correvano prima di me, e quindi percorrere la mia tratta imparando a conoscere il linguaggio del GPS di fronte alla massicciata di un treno e ad una tangenziale lì dove mi sarei aspettata solamente un rettilineo silenzioso e solitario. E molto Soul è stato a quel punto arrivare comunque a destinazione nella notte, alla luce di una frontale storica (anche troppo storica: Luca, forse è giunta la sua ora ?), superando impreviste cancellate chiuse da catene e strisciando sulla terra fredda e fangosa per infilarmi sotto ad una rete metallica che mi impediva di avanzare (e per fortuna aveva impedito anche altri prima di me, i quali avevano risolto il problema alla radice – è proprio il caso di dirlo).

Soul è stato degustare la compagnia degli altri componenti del gruppo scoprendo insieme i profumi della Puglia nei bicchieri di Primitivo, di Salice Salentino o di Negramaro mentre ci raccoglievamo come cuccioli infreddoliti intorno alle fiamme dei caminetti accesi, a compensare il gelo di quelle pareti poco avezze a climi così rigidi. Ed è stato Soul, tantissimo Soul, correre quella notte sotto una pioggia battente, mentre tuoni e fulmini si scatenavano sopra di me, quando ormai inzuppata ma calda per lo sforzo non mi sarei fermata neppure a cannonate… e mi ha fermata invece il buon senso di fronte ad una strettoia oltre la quale le macchine non avrebbero potuto seguirmi e mi sarei trovata sola e – l’ho scoperto la mattina dopo percorrendo la tratta mancante – in un mare di guai: anche il buon senso può essere Soul, all’occorrenza.

Correre alla meno peggio le ultime due tappe nonostante la febbre non è stato particolarmente Soul, in fondo noi runner siamo abituati a soffrire un po’. E poi non faceva freddo, non pioveva, non grandinava e la Puglia continuava ad essere lì intorno a noi, quindi bastava lasciare che le gambe andassero, magari un po’ più piano del normale, ed era cosa fatta. Ed è stato ovviamente molto molto Soul essere tutti insieme sul lungomare di Leuca, al tramonto dell’ultimo giorno, immaginando cartograficamente sopra di noi tutti gli oltre 400km che in quella settimana avevamo percorso.

Ma c’è un’altra sensazione molto molto Soul, e qui sto per abbandonare il terreno del running e del viaggio sul territorio per spostarmi nel viaggio dell’anima. Per una persona transgender come me esistono una serie di “complicazioni” nella quotidianità, complicazioni alle quali si vorrebbe non dare peso, soprattutto se si tratta di un peso che può condizionare o disturbare gli altri. Nella vita normale, nelle giornate in ufficio o in normali contesti urbani non disturbo nessuno se ogni tanto faccio un salto in bagno a controllare se “sono a posto”… può sembrare una cavolata, ma quella che gli inglesi definiscono “five o’clock shadow” (l’ombra delle cinque) non è solamente riferita all’ombra della barba, che nel pomeriggio inizia a stendere un inevitabile velo di tristezza sui visi di chi ancora non è riuscito a risolvere il “problema”. Anche se la barba non c’è più, c’è un insieme di insicurezze che, nel corso della giornata, spingono a fare qualche verifica.

Forse per la prima a volta dopo tanti anni mi sono ritrovata in quest’avventura pugliese nella totale impossibilità di controllarmi e “tenermi a posto”. Intere giornate passate in macchina, spesso sotto la pioggia e al freddo, accompagnando gli altri e attendendo il mio turno. Poi toccava a me, e correvo la mia parte arrivando a destinazione in condizioni davvero sconvenienti, magari con il trucco colato su una guancia, i capelli in disordine, gli abiti (da runner, mica da donna o da uomo) spruzzati di fango e anche un po’ maleodoranti… e in tutto questo, non c’è mai stata una sola persona, in un qualunque momento, che mi abbia collocata nel maschile: buonasera signora, benvenuta, le auguriamo una serena permanenza, signora. Forse tutto questo potrà sembrare irrilevante o scontato, e invece per chi come me vive queste situazioni da anni sulla sua pelle è proprio la cosa più Soul di tutte…

Tutte le foto dell’avventura sono in questo ALBUM FACEBOOK

…e questo è il video: