Notte in ospedale
Scrivo questo post a distanza di circa 20 giorni dalla rottura di due costole con complicazione pneumotoracica. La foto di apertura è stata scattata nel corso della prima escursione in montagna, 19 giorni dopo la frattura. E già da alcuni giorni avevo ripreso la pratica yoga. Si tratta di un recupero sicuramente molto veloce e del quale non posso che essere felice.
Ovviamente farsi male non è bello; tuttavia in questo caso ho pensato di raccogliere qui le mie riflessioni di quei giorni perchè ci sono dei tratti un po’ speciali che mi piace ricordare e condividere:
- mi sono fatta molto male in un modo veramente stupido – c’è da rifletterci su
- mi hanno ricoverata nel reparto femminile di chirurgia – è un segno di civiltà sorprendente, considerando che i miei documenti sono ancora quelli originali (maschili, n.d.r.)
- la degenza ospedaliera è stata per alcuni versi sorprendente – e questo è semplicemente bello
17 dicembre – occhio malocchio prezzemolo e finocchio
Insomma è andata così, che ieri pomeriggio appena ha smesso di piovere ho messo le Launch (che non sono finite ma nemmeno nuove) anche se l’asfalto era umido. E poi mentre correvo mi è pure venuta voglia di tirare un po’ anche se era buio: mi sentivo bene. Ad un certo punto però ho dovuto girarmi per tornare a raggiungere la mia compagna (avanti e indietro, corsetta a cagnolino, come faccio sempre) e ZAC!: all’appoggio destro la launch ha fatto onore al suo nome e mi ha letteralmente… lanciata. In una frazione di secondo mi sono trovata distesa sull’asfalto.
Non sarebbe stato un grande problema, l’asfalto era umido e quindi poche escoriazioni. Peccato che la mia mano, ancora chiusa in un leggero pugno, non abbia fatto in tempo a muoversi nè aprirsi e sia rimasta in mezzo tra le mie costole e il terreno.
Per farla breve: frattura leggermente scomposta di due costole con piccola lesione pneumo-toracica.
Cavolo in quindici anni di gare non mi ero mai fatta così male, e mi succede proprio ora che la prendo molto più alla leggera !
Comunque adesso sto già guarendo, e questo è quello che conta. L’ottimismo, intendo…
18 dicembre – signora si metta comoda
Alla fine hanno deciso di ricoverarmi perché una delle due costole rotte ha forato un polmone e l’aria è uscita. Non sembra una cosa grave ma mi hanno messo un drenaggio e mi tengono in osservazione.
Ovviamente la questione di genere in questi casi diventa rilevante: ad esempio quando presento le carte con il mio nome anagrafico mi viene chiesto dove sia il malato. Ma questo è normale, succede sempre. Quello che è successo oggi invece è un po’ speciale: il chirurgo che mi ha messo il drenaggio prima di iniziare mi ha chiesto di entrare nel suo ufficio e con una delicatezza rara mi ha chiesto dove preferissi essere ricoverata, se nel reparto M o in quello F. Io mi sento ovviamente più a mio agio nel femminile e questo è bastato, alla faccia dei dati anagrafici.
Non me lo sarei mai aspettato e mi è sembrato un grande segno di cambiamento e di maturazione.
Insomma per quanto riguarda il rispetto delle diversità non tutto è risolto ma ci sono delle belle novità !
19 dicembre – notte in ospedale
C’è comqunque del buono anche nelle cose poco piacevoli. Un infortunio, specialmente nella vita di una persona estremamente sportiva come me, è sempre una grande occasione per osservare la propria vita a bocce ferme.
Tutto si blocca all’istante: in un periodo frenetico come quello natalizio finire all’ospedale è come premere il tasto PAUSA mentre si guarda un thriller. Si resta un attimo con il fiato sospeso, spaesati dalla brusca e inattesa interruzione.
Subito dopo però è bello iniziare l’osservazione: perché il punto di vista cambia e questa è sempre una grande occasione. Certo bisognerebbe poterlo fare di proposito, magari potendo e evitare il disagio di una canna infilata nel fianco (anche se, a ben guardare, è proprio il dolore a causare un forte spostamento del punto di vista, insieme a tutti i disagi che la degenza ospedaliera inevitabilmente comporta).
Così questa notte, non potendo dormire in modo regolare e continuo a causa di questo dolore non mostruoso ma costante, ero lì che facevo tutte le mie considerazioni, ma potrei proprio dire misurazioni, in merito alle cose della mia vita.
Mentre pensavo queste cose, intorno a me l’attività era fervente: perché le altre signore della mia stanza stavano davvero male (non come me che sono qui per un infortunio sportivo, che è una cosa che capita solo a chi sta bene) e avevano bisogno di cure e interventi continui.
E così osservavo, e oltre alle cose della mia vita osservavo questo lavoro paziente, umile, difficile e prezioso che a avveniva intorno a me. Un esercito notturno di persone che fanno il loro lavoro come tutti gli altri, ma che a differenza di molti hanno anche fatto una grande scelta di vita: perché non credo sia possibile che quello che ho visto possa avvenire senza una enorme dose d’amore.
Insomma sono sicura: questa notte ho visto gli angeli.